La leggenda dei 35 anni

Tag: “Luana spiega cose”

Una volta Luana, da ragazza, dopo averci a lungo pensato, era partita per un viaggio.

Il suo paese e l’occidente intero attraversavano uno dei tanti periodi di oscurità che la tradizione clericale stendeva di tanto in tanto come un manto sulla testa della gente. Così che persone perfettamente normali che solitamente riuscivano ad appassionarsi solo agli andamenti del campionato di calcio di colpo iniziavano a inveire contro una qualche etnia di origine non italica. Che Luana si ricordasse erano già state promosse crociate razziste contro albanesi, filippini (ma non tanto perchè pulivano le case dei signori per bene), rumeni (faticando non poco a distinguerli dagli zingari), marocchini, zingari veri e propri (gitani) e al tempo del viaggio di Luana, islamici, in genere.

Siccome a differenza delle faide precedenti, quest’ultima era frutto di un contrasto religioso vero e proprio, Luana faticava molto a capire qual era l’oggetto del contendere e quale fosse la fonte dell’odio. Così, dopo averci a lungo pensato, decise e partì per 6 mesi e andò a visitare un paese mussulmano.

Questa però non è la storia del suo viaggio, degli incontri che fece e delle scoperte che fece sui come e i perchè la religione islamica si era sviluppata in un certo modo piuttosto che in un altro. Questa è invece la storia della leggenda dei 35 anni.

Luana pur volendo capire le cose del mondo, in quell’epoca lontana, non si fidava molto dei libri e preferiva di gran lunga vedere le cose coi propri occhi, parlare con le persone con la propria bocca e ascoltarle parlare con le proprie orecchie.

Così era partita e dopo i primi approcci con gli autoctoni del luogo aveva capito che l’unico argomento di cui avevano interesse a parlare i mussulmani era solo Dio. Dopo il “come ti chiami?”, “da dove vieni?” la terza domanda era sempre e inevitabilmente “credi in Dio?”. Immaginatela davanti a una domanda del genere! Le prime volte aveva provato, imbarazzatissima, a dire che “no, non voglio offendere nessuno, ma io sono atea”, ma immancabilmente la conversazione languiva e non c’era argomento in grado di riportarla in vita. Così si era preparata una risposta particolare. Diceva “Si, credo in Dio, ma non nel Dio delle religioni monoteiste”. Questa risposta, aveva scoperto, era la risposta migliore che potesse dare, scatenava infatti la discussione sulle similitudini e le differenze fra la religione cristiana e quella mussulmana e spalancava la porta a tutto quello che ai ragazzi della sua età, di quel bel paese straniero, era stato insegnato sulla religione del loro Dio.

Molti erano bigotti. Molti erano atei pure. Ma un giorno trovò un ragazzo particolare: figlio di una maestra di scuola islamica integralista, era cresciuto tutto scombinato. Mezzo pacifista, amico della marjuana e libero di decidere se essere credente o meno.

Questa è la leggenda dei 35 anni, così come me l’ha raccontata quel ragazzo scombinato.

Lui diceva che il Corano, noto libro oscurantista fonte di molti dei mali della terra, in realtà non è come lo descrivono. Che non è un libro fatto di doveri ed obblighi, ma che il 70% del testo è tutto fatto di frasi che danno come uniche indicazione al fedele i precetti del: “pensa” e del “rifletti”. Che c’entrano i 35 anni? Bè, intanto 35 anni sarà l’età che avremo tutti per sempre nell’aldilà una volta che saremo morti. Il corpo che ci porteremo dietro non sarà infatti quello acciaccato dell’età della morte, ma quello dei 35 anni (non è dato sapere che età avremo se si muore prima). Poi lui diceva che nel Corano c’era scritto che non è bene per i giovani aderire alla fede islamica prima dei 35 anni, ma che questi dovessero piuttosto mettere in dubbio la dottrina, che dovevano girare, conoscere il mondo, domandare a tutti e cercare qualcos’altro in cui credere. Se però, in questi primi 35 anni della vita, il fedele nonostante i propri sforzi non avesse trovato niente di meglio della religione dell’Islam, allora poteva aderire e doveva farlo perchè significava che l’Islam era la religione della Verità.

Non sono mai andata a controllare se questa sia una storia vera o meno, né a dire il vero saprei dove cercare conferme. Ma il fatto che questa storia provenga da una fonte cresciuta a casa e madrasa mi induce a pensare che sia un discorso veritiero.

Probabilmente poi è un discorso che vale solo per i maschietti.

Comunque sia è una storia che mi è piaciuta tanto. Avevo infatti 27 anni quando me l’hanno raccontata e la sola idea di avere così tanto tempo davanti a me prima di dover diventare un’integralista islamica, mi faceva sorridere e piacere.

Questa voce è stata pubblicata in General e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.