La nave immaginaria

I mezzi di trasporto moderni hanno tutti una caratteristica in comune che non lascia gran che spazio all’immaginazione. Se pensiamo ad un treno, a un aereo o a un autobus tutti questi mezzi sono adibiti al trasporto di un gran numero di passeggeri, ma a condurli sono sempre una o due persone più, se va bene, qualche membro dell’equipaggio. Ci saliamo sopra e ci lasciamo trasportare a destinazione senza impiegare il minimo sforzo fisico o mentale. I mezzi di trasporto moderni non hanno bisogno della collaborazione dei passeggeri per muoversi.

Io ultimamente mi sento e penso che tutti siamo come a bordo di un mezzo di trasporto che corre a grandissima velocità, così veloce che si sente fischiare il vento sotto di noi e tremare la cabina che ci contiene. Fischia e vibra il nostro mezzo di trasporto a grande velocità e la vista è cieca e non sappiamo dove stiamo andando, ma alcuni segnali ci inducono a pensare che stiamo precipitando, o deragliando o finendo fuori strada.
Ce ne accorgiamo perchè non si sente rumore di freni, non c’è nessuna luce che si aziona lampeggiando, non ci sono imprecazioni che giungono dalla cabina di pilotaggio “guarda questo come guida!”, niente di tutto questo eppure la velocità del nostro viaggio aumenta sregolatamente. Ci viene il sospetto che alla guida non ci sia nessuno, ma noi che vorremmo verificare e magari intervenire, se siamo su un treno, un autobus o un aereo che possiamo fare? Solo chiudere gli occhi e pregare.

Allora forse converrà pensare di essere su un altro mezzo di trasporto, cioè la nave.

Certo una nave, col suo placido ondeggiare, e il rumble rumble delle onde che si infrangono sulla carena, non è molto adatta a spiegare la metafora della caduta sregolata, di quella velocità così forte che ci dà la sensazione di essere sul punto di schiantarsi a 300 all’ora contro un binario morto.

Ma una nave può certamente perdere il suo comandante e andare alla deriva e se il tempo non è bello finire in una tempesta o contro uno scoglio. Non può precipitare, ma può affondare che non è una bell destino lo stesso.

Anche le navi moderne possono essere alimentate da un motore rombante e aver bisogno solo di un timone per essere orientate, ma insomma un po’ di equipaggio serve per condurre una nave e inoltre magari la nostra nave è un po’ sgangherata e viene dal passato, da un luogo dell’anima non proprio reale. È una nave che se perde il motore a benzina, va a carbone, e se il motore si inceppa può montare le vele, e se manca il vento può calare i remi.

Così noi siamo a bordo di questa nave immaginaria come passeggeri che devono compiere una traversata, lunga per definizione. Tanta gente ha preso la nave per andare in Sardegna o in Corsica ed ha bello che raggiunto la sua destinazione, ma noi siamo rimasti a bordo e ci accingiamo a traversare l’oceano o a virare in direzione antartico.

A dire il vero non abbiamo idea di dove la nave stia andando giacchè dell’equipaggio a bordo non c’è più alcuna traccia.

O forse, peggio, siamo noi l’equipaggio!

E il comandante è sparito…

Mi sa che è morto.

C’è aria di ammutinamento in questa nave e c’è già chi si sente padrone del veliero e pensa di prendere il controllo con la frusta e le catene e di farci precipitare tutti al medioevo. Ma già precipitare al medioevo sarebbe qualcosa e invece la nostra nave corre e corre e nessuno la sa condurre.

 

 

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