Schopenhauer!

E’ difficile il mestiere di maestro, perchè la cutura dominante è quella borghese e i borghesi sono tristi. Non so perchè, ma è così. Sono tristi fin da quando sono nati come classe… forse perchè sono pochi e si sentono soli?

Comunque, per non banalizzare proprio tutto, possiamo dire che pur essendo tristi e pur essendo pochi affrontano dei problemi che sono propri dell’essere umano e che se anche non possono essere generalizzati, come loro ambirebbero, possono quanto meno essere testimonianza di questioni “vitali” importanti.

Per esempio… il più grande scrittore della cultura borghese è Shakespeare. Non so niente al riguardo, però, quando mi viene voglia di leggerlo o mi guardo un film che è basato su una sua tragedia, mi piace. Mi piace come descrive tutte quelle passioni basse e meschine che animano le corti del ‘400, la futilità di quelle lotte e l’utopismo vano dei protagonisti, perennemente innamorati, distaccati dai beni veniali che finiscono tutti uccisi nelle maniere più feroci.

Il più grande poeta, invece è nostrano: Leopardi! Il gobbo di Recanati. Leopardi lo conosco meno, mi piace meno, ma anche lui che sembra così depresso, si dice che invece celebrasse la vita e l’importanza delle piccole cose.

Fra i filosofi non si sa chi possegga il primato. Cartesio, per esempio se lo contendono varie culture, non solo quella borghese. Di Marx neanche a parlarne. Parliamo quindi di Schopenauer, dato che me ne hanno parlato. Schopenauer di sicuro è infatti un borghese e a scuola lo insegnano a forza. In realtà, da che mi ricordo io, piace anche abbastanza ai ragazzini proprio perchè è eternamente depresso.

Dice che anche Nietzche quando era ragazzino fosse affascinato da Schopenauer e ne seguisse le tracce, per poi allontanarsene definitivamente e dare vita a una filosofia da tutti ritenuta grandiosa, ma per me grandemente incomprensibile. Comunque sia, Nietzche insieme a Freud e Marx sono comunemente raccontati dalla filosofia moderna come i “maestri del sospetto”. Perchè Freud e Marx meritino questo appellativo è noto: il primo perchè teorizzò l’esistenza di una coscienza che sfugge all’intelletto e che si nasconde all’interno dell’essere umano (l’inconscio); il secondo perchè affermò che esisteva una storia dell’umanità molto diversa da quella raccontata dagli intellettuali nobili e borghesi (la lotta di classe). Ma che cosa abbia “sospettato” Nietzche non è dato saperlo… che Dio è morto? E basta? Booo….

Comunque si diceva, Schopenauer. Schopenauer è famoso per il pendolo. Il pendolo di Schopenuer è quello fra la volontà e la noia e secondo lui la vita è solo sofferenza. L’uomo infatti è tale in quanto essere che desidera. Volontà per lui infatti è concetto simile al desiderio, per cui chi esercita la propria volontà è perchè “vuole qualcosa” e si adopera a far si che questo qualcosa diventi suo. Però, ed ecco perchè la vita è un pendolo, la volontà si affloscia nel momento in cui ottiene l’oggetto del desiderio ed è in quel momento che sopraggiunge la noia e il tedio e si finisce sull’altro lato del pendolo, fino a che un nuova volontà non rifiorisce e il cammino riinizia. Sono ambedue stati emotivi estremamente negativi per Schopenauer in cui l’uomo si dibatte cercando di agganciarsi all’uno o l’altro lato del pendolo. Quello della volontà è negativo, non solo perchè destinato ad esaurirsi nell’attimo del possesso, ma perchè la volontà può essere esercitata solo nei confronti di qualcosa che non si possiede, per cui il dolore persiste e caratterizza tutta la vita del desiderante. La noia è negativa pure perchè toglie il senso e lo scopo alla vita, è il momento in cui tutto è considerato futile e inutile e nessuna luce brilla nell’oscurità. Almeno finchè non risorge la volontà.

Anche se fra le due Schopenauer considera più negativa la volontà perchè pur dicendo che la soluzione alla sofferenza della vita sia trascendere il pendolo, elevarsi al di sopra delle passioni umane è all’eremitaggio che pensa come soluzione ultima.

A questo punto, dato che lo predica, il nostro Schopenauer anche lo pratica l’eremitaggio? Assolutamente no! Ovviamente. È invece un borghese di fine ottocento che si fa la sua vita mondana con tutti i crismi e non rinuncia proprio a un bel niente per sconfiggere le insidie della volontà.

Ora perchè ai ragazzini piaccia tanto Schopenauer è facile capirlo. È da ragazzi infatti che si vivono le passioni con quella ferocia e assolutezza senza appello di cui neanche ci si domanda il perchè… ma uno che ha elaborato una filosofia da ragazzini, può essere considerato un persona seria? Bo…

Comunque ce lo fanno studiare. La critica a Schopenauer è presto fatta: chiaramente a me sta un po’ simpatico, perchè in questo suo pendolo è un po’ descritto un meccanismo che funziona anche nel consumismo, ma al di là di questo è da rilevare che l’uomo non è proprio come lo descrive Schopenauer. Non è roso dal desiderio, non mette la volontà al centro di ogni suo pensiero, non cessa di esistere se ottiene quello che vuole, non si scapicolla se non lo ottiene e non si annoia mortalmente quando sta in quiete.

Ma di chi andava ragionando Schopenauer? Non si sa…

Presumibilmente la prossima lezione di filosofia la terremo fra altri 6 mesi, tanto è il tempo che occorre per raggiungere l’oggetto desiderato quando tale oggetto è un amico, invece impegnato nella quiete e apatia della noia.

Stay Tuned!

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