Io e Greta

Com’è possibile che una ragazzina abbia dato vita a un movimento internazionale con solo un cartello in mano?

Parliamo dei precedenti. Prendiamone 2.

Tunisia. 2011. Un venditore ambulante decide di darsi fuoco – suicidandosi – perchè gli revocano la licenza per il carretto, dando con questo gesto avvio alle primavere arabe. Di lì a pochi mesi, in Egitto, un’altro ragazzo si suiciderà alla stessa maniera.
Le primavere arabe rovesciarono dittatori – capi di stato – al potere da 30 o 40 anni.

Turchia. 2013. Dopo gli eventi di Gezy Park si sviluppa una violenta repressione che da un capo all’altro scuote tutta la Turchia lasciando molte vittime fra i manifestanti. Un anonimo sconosciuto ad Ankara decide di iniziare una singolare forma di resistenza: stare fermo in silenzio, in piedi, senza rispondere a nessuno. Verrà imitato da centinaia di persone in tutto il paese. Fermando un’escalation repressiva che in un paese come la Turchia si sarebbe potuta trasformare in un bagno di sangue senza precedenti.

Così ci raccontano le cose le cronache televisive.

È irreale? È impossibile?

Dalle mie scarse reminescenze di quando seguivo alle superiori un corso di giornalismo, mi ricordo come si doveva fare ad individuare una notizia.
Una notizia non è mai un fatto quotidiano, una cosa che tutti fanno, ma sempre qualcosa di strano, qualcosa che inverte il senso normale della routine.

Un cane che insegue un uomo per morderlo, non fa notizia. Ma se è l’uomo a inseguire il cane per morderlo, si.

Una zanzara che punge un uomo non fa notizia, ma un uomo che si mette gambe all’aria per farsi pungere, si.

Un venditore ambulante che non protesta se subisce un sopruso non fa notizia, ma uno che si sacrifica, si.

Un movimento politico che sbraita contro la violenza della polizia non fa notizia, ma… insomma s’è capito.

Una ragazzina che va a una manifestazione per il clima non fa notizia, ma se sciopera dalla scuola, si.

Non è strano questo.

Non è strano neanche che venga manipolata.

Greta è una ragazzina di 17 anni, in piena pubertà, che pensa che ci stiamo autodistruggendo. Pensa che questo succeda perchè c’è un manipolo di manigoldi che fanno troppi affari col petrolio per rinunciarci. E pensa che il resto delle persone, persone comuni, siano assoggettate a questo gruppo di manigoldi.

Quindi protesta. È sano ed è giusto.

Certo Greta è una ragazzina. Probabilmente di famiglia buona, sennò non avrebbe chiesto alla “Legge” di fare qualcosa, ma si sarebbe appellata alle masse. Forse il dibattito sul clima avrebbe arrancato un po’ di più, ma lei ne avrebbe sicuramente tratto molta più felicità.

Certo, forse è un po’ strano che una ragazzina con solo qualche amica sia riuscita, da sola, a dare vita a un movimento internazionale. Forse è strano, anche, che abbia trovato qualche amica disposta a fare sciopero con la stessa leggerezza con cui i bambini allestiscono un’avventura creando un mercatino delle pulci all’angolo di una strada.

Forse hanno un grande sponsor dietro.

Chissà.

Ma chi se ne importa alla fin fine? Siamo o non siamo scienziati marxisti? Da quando in qua sono gli individui o i gruppi di potere a fare la storia?

E chi ci dice poi che questa storia finirà bene? Che anche questa non sia solo una di quelle esplosioni popolari come ci sono state per i gay (o per chi cavolo era la bandiera della pace); contro il terrorismo o altre pagliacciate simili?

L’importante è la notizia. Non la realtà.

Nella realtà di Greta si può dire questo: viene attaccata così come tutti i negazionisti fanno con gli scienziati che sostengono che c’è il cambiamento climatico.

Il riscaldamento terrestre.

Non attaccano però ideologhi borghesi che dicono che le politiche climatiche vanno ordinate in base al concetto di rischio.


Una storia interessante anche questa.
C’è infatti da chiedersi chi abbia messo in testa a Greta l’idea che ci restino solo 9 anni di tempo per fermare l’apocalisse. L’IPCC, la commissione dell’ONU istituita per studiare i fenomeni del cambiamento climatico, cioè gli scienziati che lei chiama sempre in campo, non si esprimono in termini così perentori. Dicono invece: nella migliore delle ipotesi, cioè se limitiamo drasticamente il consumo di combustibili fossili entro la fine del secolo la temperatura sarà aumentata di circa 2,5 gradi (centigradi); nella peggiore delle ipotesi, cioè se si continua senza cambiare niente, di 6 gradi; in quello più probabile, cioè se almeno qualche stato si ravvede, di 4 gradi. Chi le ha messo dunque in testa che ci sia ancora tempo per fermare il surriscaldamento globale? Che poi, questi ideologhi borghesi, hanno soluzioni divertenti da proporre, in tipico stile del cambiare tutto per non cambiare niente: maledicono e denigrano l’esperienza sovietica, ma sono costretti a riconoscere che la pianificazione è l’unico strumento attuabile per regolare il passaggio dall’economia industriale a quella post-industriale. Sanno benissimo infatti che se si lascia la libertà a ogni impresa di fare quello che cavolo gli pare, la soluzione al cambiamento climatico, non sarà solo improbabile, ma assolutamente impossibile. Quindi – a malincuore – sono disposti a rimettere tutto nelle mani dei decisori internazionali per risolvere la questione, infarcendo il tutto di ottimi consigli. Grazie al cielo, a questo punto, che Trump è un petroliere!!

Nella realtà le grandi corporation del cemento – gli istituti finanziari – infatti si stanno sfregando le mani per il cambiamento climatico: vogliono costruire dighe del mare. Hanno rinunciato all’idea di costruire macchine efficienti puntando sul risparmio energetico e deciso di difendere le grandi città di mare con strutture al cui confronto il MOSE di Venezia sembra una catasta da castori.

Greta lo sa che vogliono costruire dighe del mare? E che ne penserebbe? Penserebbe che sia fattibile o che sia solo un’illusione da capitalisti?

È poi giusto che una ragazzina si ponga di questi problemi?

E poi… bellissimo che dei tredicenni scendino in piazza a manifestare, ma ci sarà poi davvero questo cambiamento sociale conseguente negli stili di vita?

Per ora il cambiamento in atto è ancora quello di Amazon e delle consegne a domicilio. I miei colleghi e le mie colleghe pensano di aver trovato l’Eldorado in Amazon e si fanno spedire tutto a casa. Dal mobilio ai vestiti… ci compreranno anche le mutande? E quando me lo raccontano gioiose, sono certa, non capiscono perchè ascoltandole mi incupisco. E mi verrebe da prenderle a schiaffi: 30 anni, laureate, vegane e non hanno ancora capito un cazzo di come gira il mondo??

Certo se potessi andrei da Greta, la prenderei e le imporrei di fermarsi. Di riprendersi la sua vita privata in mano.

Le direi che la società non è frutto di scelte individuali e che non si cambia il mondo cambiando le coscienze da un palcoscenico.

Le direi che non è poi un gran male l’estinzione del genere umano: che il genere umano, come specie dominante del pianeta, ha il diritto di scegliersi il proprio futuro. Che morire e estinguersi tutti insieme non è poi una cosa così terribile, giacchè alla fine è comunque lì che ci dirigiamo.

Le direi che coi compromessi il mondo, se lo si vuole cambiare, non si cambia. Che se ci sono i capitalisti buoni o anche lo Stato buono, per forza di cose ci sono anche quelli cattivi e che se tutti e due possono esistere, allora è normale che in un’economia libera sono quelli che fanno danni che continueranno comunque a farli.

Le ripeterei che la società e l’economia non hanno niente a che vedere con le scelte individuali.

Ma cosa potrei dirle per consolarla?

Che cosa potrei assicurarle che faccio io e che funziona?

Quindi… la lascio in pace. E ne ho compassione. Spero che si fermi. Che non parli più. Spero che scriva una lettera agli adulti, come fece un anno fa. E che si fermi.

Ma oltre a questo, cos’è che posso fare?

Sinceramente non lo so, ma tanto vale farlo piuttosto che stare in attesa con le mani in mano.

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