20 miliardi

In attesa che venga varato il decretone di fine anno mettiamo i conti a posto.

Al solito mi tocca precisare che i mille impegni mi hanno impedito di approfondire la manovra del governo. E d’altronde, ribadisco, in questo sito non si fa giornalismo, ma solo chiacchiere da osteria. Le osterie non esistono più (pace all’anima loro), ma quel tipo di discussioni invece si.

Da quando in Costituzione, nel 2011, è stato approvato e introdotto il pareggio di bilancio, la manovra di fine anno è diventata l’unica permessa. Probabilmente nel corso dell’anno vi sarà capitato di sentire dai TG più volte parlare di manovra finanziaria, ma vi assicuro che sono solo parole al vento, senza che mai ci siano in ballo i soldi veri. Più precisamente si sente parlare di manovra finanziaria ad aprile e in estate. Ad aprile perchè si fa il resoconto sulla manovra di dicembre, in estate perchè si programma quella di dicembre. Questi tempi sono quelli decisi dall’Unione Europea. Ad aprile l’Unione europea valuta se ci si è discostati dai bilanci europei e se bisogna pagare sanzioni; in estate si progetta come rientrare dalle sanzioni di aprile.

A Dicembre infine si cacciano o si tagliano le risorse, secondo i desiderata europei espressi nelle sessioni precedenti.

Questo chiaramente succede se uno si vuole attenere ai piani europei, ma abbiamo visto, invece, che durante la pandemia col governo Conte prima e molto meno con quello Draghi poi, i soldi sono stati cacciati anche al di fuori dei tempi imposti da Bruxelles. “Bella forza, c’era una pandemia!” direte voi, e forse è vero. Ma nonostante questo a me è sembrata una cosa importante che qualcuno sia andato a scombinare i rigidi paletti europei e abbia costretto tutta l’UE ad emularlo. Poi, chiaro, l’UE non si cambia a forza di decreti e servirebbe invece, proprio di partenza, un cambio di mentalità, ma intanto salutiamo i decreti come segnale di un cambio di mentalità.

Con Draghi, chiaramente non c’è da aspettarsi cambi di mentalità, ma solo il più rigido formalismo burocratico. E già gli gira la testa che invece che tagliare, ha dei soldi da spendere a fine anno.

Come li ha spesi?

Male. Ed è talmente evidente a tutti che anche la CGIL ha fatto sciopero. Peraltro uno sciopero trainato a livello propagandistico più dalla UIL, che è tutto dire!

Se volessimo scendere nel dettaglio però ci impantaneremmo un po’, perchè appunto non ho avuto molto modo di seguire la discussione in proposito.

Quello che ho capito io è che hanno fatto una riforma fiscale. Poi, notizia di due giorni fa, hanno inserito un emendamento sui licenziamenti collettivi. Poi dovevano fare la riforma delle pensioni di cui non si è più sentito parlare, ma forse perchè la considerano una partita conclusa.

Niente per la sanità (se non ho capito male).

E direi che dentro la manovra di bilancio ci sta anche la riforma delle partecipate comunali, anche se viene presentata come parte del PNRR.

In tutto questo si inserisce infatti la programmazione del PNRR, di cui non so niente riguardo i tempi di approvazione, se segue un calendario suo o si allinea a quello canonico europeo (dicembre – aprile – estate / dicembre – aprile – estate). Per ora di sicuro possiamo dire che i soldi che verranno spesi per questa manovra di fine anno sono quelli del PNRR, ma attendo smentite al riguardo.

E se invece, come sembra, i piani di attuazione del PNRR andranno di pari passo con quelli del bilancio si avrà che ogni anno, a dicembre, ci saranno un 20/25 miliardi da spendere di debito agevolato fino al 2025. Che non sono però quelli del titolo dell’articolo.

Parliamo di queste cose che abbiamo detto.

1- Niente per la sanità. Il discorso sarebbe amplissimo e ridurlo a poche righe non sarebbe certo il caso. Che non taglino è un bene, che non finanzino è un male. Ma finchè c’è Giorgetti e i piani per la telemedicina, che non finanzino resta un bene comunque.
Come anticipato: giudizio molto banalizzato.

2- Riforma fiscale. Non c’è gran che da aggiungere a quanto detto da vari articoli e anche da sinistra italiana. Per dire quanto è evidente che è una riforma del cavolo. Tagliano le tasse, pochissime per la verità, ai redditi fra i 50.000 e i 75.000 euro. Levano uno scaglione, quando ne andava aggiunto uno oltre i 75.000. Insomma una manovra del tutto inutile, che ridurrà le risorse nelle casse dello stato e che non si capisce chi farà felice. Dato che tanto la gente coi redditi interessati dalla riforma – a spanne – voterebbe a destra sia che gli aumentassero le tasse sia che gliele riducessero e a cui avere 700 euro in più in capo a un anno non gli fa nè caldo ne freddo. Chiaro, fra averli e non averli, direbbe la mia nonna, sono 1400, ma lo stesso a loro non gli farebbe nè caldo nè freddo. Ovvio che fra averli e non averli, continuerebbe la mia nonna che non si intende tanto di manovre fiscali, diventerebbero 2800, ma ancora a loro non farebbe nè caldo nè freddo. Forse inizierebbero ad accorgerse se diventassero, fra averli e non averli, 5600, ma già saremmo arrivati a uno scaglione di tassazione di circa il 60% e saremmo in piena fantascienza.
Insomma 10 mld spesi male, ma non ancora i miliardi del mio titolo.

3- La norma sui licenziamenti. Quanto alla norma sui licenziamenti, e non chiamatela contro le delocalizzazioni, riporto pari pari quanto condiviso dal Collettivo di Fabbrica della GKN.

“Emendamento del Governo sulle delocalizzazioni: RSU Gkn “Una norma che ci avrebbe già chiuso. Riproponiamo il nostro testo e chiediamo di non votare quell’emendamento”

La norma presentata riguarda le aziende con più di 250 dipendenti: appena 4mila in tutto il paese, solo lo 0,1% del totale, e a cui si può facilmente sfuggire. Una delle differenze base con la proposta di legge preparata dal Collettivo di fabbrica e presentata da vari parlamentari tra cui il Senatore Mantero sta nelle finalità del piano: mentre nel testo del Collettivo l’azienda che chiude deve presentare un piano di continuità produttiva e occupazionale, in quello del Governo si prevede praticamente la sola mitigazione sociale dei licenziamenti. La continuità occupazionale e produttiva diventa infatti una prospettiva da indicare, al massimo una eventualità.

L’altra differenza sta nelle sanzioni. In caso l’azienda non rispetti o non presenti il piano – che è soltanto di semplice mitigazione sociale – le sanzioni sono irrisorie. Ben al di sotto delle peggiori aspettative.

L’azienda può incappare semplicemente nel raddoppio del cosiddetto ticket di licenziamento in caso di mancata presentazione o rispetto del piano o del 50% in caso il piano non sia sottoscritto dalle organizzazioni sindacali. Si sta parlando di un massimo circa di 3000 euro a lavoratore. Con 600.000 euro circa in più sui ticket licenziamento chiudevi Gkn Firenze. Inoltre non c’è nessun riferimento ai contributi pubblici presi da un’azienda, continuando con la tradizione dei bonus a pioggia e senza vincoli.

Non si tratta di una norma antidelocalizzazioni, come propagandato dal Governo, ma per proceduralizzare le delocalizzazioni. Vorremmo essere chiari: questa norma avrebbe chiuso Gkn, imposto la soluzione di Melrose e non avrebbe reso possibile nemmeno l’articolo 28. Il Governo sta al di sotto di quanto fatto da un semplice collettivo di fabbrica, i soliti “quattro operai a cui non tenete testa”. Cinque mesi di assemblea permanente hanno posto in maniera irreversibile il dibattito di quale intervento statale e per fare cosa. #insorgiamo

Quindi aggiungendo poche righe di spiegazione la proposta di legge si dimentica per strada la possibilità per lo Stato di intervenire a salvare il suo patrimonio industriale; si dimentica per strada la possibilità di far intervenire i lavoratori stessi nel piano di salvataggio; taglia fuori le aziende con un numero di operai inferiori ai 250, così che basta mandarne uno in pensione per averne 249; sostituisce la necessità di presentare un piano vincolante alla presentazione di un piano farlocco. Quanto alla sanzione prevista in caso di mancato rispetto dei patti si sta partendo da una base d’asta quasi nulla (1,5 volte quella attualmente prevista). Me lo togliessero a me 1 punto e mezzo di patente quando chiappo un rosso per strada!

4- la riforma delle partecipate comunali. Quello che ho capito è che costringono i comuni e gli enti locali a ricorrere al mercato, invertendo l’ordine della motivazione. Mentre fino ad oggi erano i comuni e le regioni a dettare le regole d’ingaggio di eventuali appaltatori esterni dei servizi municipali; da ora in avanti dovranno invece rispondere del perchè non decidono di affidare la gara ai privati e mantenere i servizi comunali. Suggerisco la motivazione: “in quanto riteniamo il servizio suddetto (acqua, rifiuti, trasporti, ecc…) un servizio inalienabile della comunità e pertanto non deve essere gestito con logiche aziendali”. Non ce li vedo così tanti sindaci comunali con la lancia in mano pronti a difendere i servizi pubblici! Boh…

5- riforma delle pensioni. Eccoci finalmente ai 20 mld del mio titolo. Forse non tutti sanno che… anzi quasi nessuno sa che… eppure è stato detto in sessioni pubbliche e in commissioni parlamentari. Come che sia io mi perito a pubblicare i dati in mio possesso e posso solo rimandare a consultare la bacheca facebook nel mese di aprile 2021 in cui è pubblicato un convegno del sindacato USB Pubblico Impiego a cui ha partecipato anche il capo dei servizi segreti delle pensioni, Pasquale Tridico.
Diciamo subito che gli era venuta meglio la riforma del reddito di cittadinanza che questa delle pensioni. Ma, a sua discolpa, lui dice: “si dovrebbe fare così”, poi qualcuno scrive la legge come gli pare.
Comunque la riforma delle pensioni prevede l’abolizione di quota 100 e il ritorno alla Fornero, con una scalone di quota 102, che non si capisce che senso ha, dato che si aprirà a chi ha almeno 64 anni (nati dal 1958 in avanti) e 38 anni di contributi. Cioè prolunga quota 100 per chi non è riuscito nel totopensioni a raggiungere la soglia dei 38 anni di contributi entro il 31 dicembre di quest’anno continuando pervicacemente a considerare l’anno di nascita, alla stregua del calendario cinese, un fattore meritorio di protezione.
Se poi questa quota 102 la calcolano anche con una decurtazione dell’assegno fino al compimento del 67° anno di età in cui poi danno la parte mancante di contributi maturati, non si è capito.
Comunque Tridico diceva “bisognerebbe ampliare la platea degli anticipi pensionistici”, magari pensando di non dare l’assegno intero – come già oggi è per gli APE che si fermano a un assegno di 1500 euro mensili anche se uno avesse maturato un assegno più alto, ma che è una tipologia di pensione a cui non riesce ad accedere quasi nessuno – e invece loro si sono inventati quota 102.
Non è il caso qui di entrare nel merito del perchè Tridico dica questa cosa, spiegazione che attiene a delle ingiustizie incredibili presenti nella riforma Dini-Fornero, ma che sarebbero troppo lunghe da spiegare e forse lo faremo in altra sede. Atteniamoci invece alla notizia vera.
Tridico dice, e da più di un anno ormai, che ci sono i soldi per fare una riforma delle pensioni!
Ma come? L’INPS non era in crisi? Il secondo debito più alto dopo quello dello Stato? Non abbiamo fatto i sacrifici e raggiunto l’età pensionabile più vecchia d’europa e probabilmente del mondo perchè era in rosso profondo?
Si e no. L’INPS ha ancora 200 mld di debito, che sembrano tanti, ma non lo sono e probabilmente non ha assolutamente mai rischiato di fare default.

Spieghiamo come stanno le cose. La riforma delle pensioni che noi attribuiamo alla Fornero, ma che risale a molti anni indietro e andrebbe per questo chiamata Dini-Fornero, ha cambiato l’equilibrio finanziario dell’INPS. I risparmi che ne sono derivati e che sono, bene precisarlo, risparmi dei lavoratori, per un certo periodo hanno tenuto i conti in pari, da quest’anno in poi inizieranno a fruttare circa 20 miliardi l’anno.
Ora se considerate che l’intera quota 100 è costata appena 10 miliardi in 3 anni, vi renderete conto certamente dell’entità dei risparmi che stanno entrando nelle casse dell’INPS.

Come funziona il debito pubblico, che anche questo lo è? Più o meno come un buco nero: tutto quello che ci entra non esce più. Se uno ha 200 mld di debito e 20 mld di risparmi l’anno, in dieci anni può ripianare il debito, ma se questi 20 mld di risparmi – i soldi dei lavoratori – sono usati tutti per ripianare il debito, il popolo continua ad avere pensioni da fame, lavorare fino all’età dello sfinimento e fare sacrifici. Se invece uno dà 2 mld l’anno a ripianare il debito, ci metterà 100 anni per ripianarlo tutto, ma in compenso avrà 18 mld da investire a proprio piacimento. Quindi? Quindi pare che abbiamo fatto una riforma troppo drastica delle pensioni e che i soldi ci sono per riformare la riforma troppo drastica delle pensioni. Semplice, no?

Cosa sta succedendo al riguardo? Bè per tutto l’anno 2020/2021 è successa più o meno una cosa di questo tipo: sono stati dati sgravi contributivi imponenti alle aziende e pagate casse integrazioni straordinarie (CIGS, che un tempo stavano in capo alle imprese e che prevedevano l’obbligo del reimpiego del lavoratore a fine cassa; poi ci siamo persi prima il contributo delle aziende e poi anche l’obbligo di reimpiego). Con che soldi li abbiamo pagati? Coi soldi dello Stato? Certo, ma quando i soldi sono finiti, dopo neanche 6 mesi di stanziamento, chi è che ci ha messo i soldi? Di nuovo l’INPS. Alle imprese in sgravi contributivi, i soldi della riforma delle pensioni? No, forse no. Forse solo i soldi della CIG, ma intanto i primi 20 mld sono partiti.
Dunque che senso ha varare una riforma di austerità pensionistica se i soldi ci sono?
E se non li usiamo per le pensioni, si può sapere, per piacere per che cosa li stiamo usando?

E chi è che dovrebbe decidere?

 

 

 

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Petrolio e tasse sotto il sole

Niente scuote il mio torpore, quanto il prezzo del petrolio…

Ne ho parlato con un mio amico. Gli ho chiesto: “ma perchè hanno alzato il prezzo del petrolio? Starà per finire? Non può essere per la pandemia, che ora tutti girano in macchina e la domanda non è diminuita”

Mi ha risposto che devono rifarsi dei mancati introiti della pandemia. Prima non potevano, ora possono e alzano il prezzo.

Ah, ecco…

Dunque non è una crisi. Ora, magari il mio amico non è un esperto broker finanziario e invece è una crisi, ma fino a prova contraria diciamo che l’ipotesi “vogliono rifarsi dei mancati introiti” regge e che questa non sia una crisi.

E che cosa può trasformare un rialzo arbitrario in una crisi?

Le leggi dell’economia, come il buon vecchio Keynes – Marshall – Samuelson ci insegna, sono valide in qualunque epoca storica e a qualunque mutare delle condizioni. Così che se durante la pandemia la domanda di petrolio calava e il prezzo precipitava, questo non è un motivo sufficiente per alzare il prezzo in una fase di espansione. L’economia è economia sia durante i momenti di bassa, che di alta e tanto più un capitalista dovrebbe saperlo e non mettersi in coda allo sportello dello Stato quando gira male, nè fare lo sciacallo quando gira bene.

Quindi quello dei capitalisti è un rialzo arbitrario. A conferma si può dire, ulteriormente , che non sarebbe un rialzo arbitrario se la domanda di petrolio, a fattori produttivi invariati, fosse talmente aumentata da impedire ai produttori di petrolio di tenere il passo e produrre tanto quanto chiede il mercato.
Il che porterebbe ai due scenari:
1- c’è da innovare i fattori produttivi. Cosa che potrebbe effettivamente, momentaneamente, comportare un rialzo del prezzo;
2- c’è una crisi in corso, nel qual caso non ci sarebbe innovazione di processo possibile in grado di recuperare il calo di produzione.
Ma dato che la domanda non è certo aumentata rispetto allo scenario prepandemia e quanto petrolio prodotto bastava prima, tanto ne basterebbe oggi e dato che abbiamo detto che non è una crisi, ma un atto di sciacallaggio, di profittazione, significa che quello dei capitalisti è un rialzo arbitrario.

Certo Marx, ci direbbe che in realtà sono le leggi dello sciacallaggio le leggi vere dell’economia, ma poi direbbe subito che no, che il capitalismo è stato il motore della storia per la prima parte della storia dell’umanità, che ci ha emancipato dall’epoca del feudalesimo e ha liberato le immense forze produttive della tecnica e dell’ingegno umano e insomma si confonderebbe, ci confonderebbe e quindi meglio chiamare le cose col loro nome.

Quello dell’aumento del petrolio è un rialzo arbitrario.

Che cosa può trasformare un rialzo arbitrario del prezzo del petrolio in una crisi?

Lo Stato, ecco cosa.

Poniamo appunto il caso che il prezzo del petrolio aumenti arbitrariamente. Cosa comporterebbe?
L’aumento dei prezzi delle merci e dei servizi… semplice.

Durante la pandemina, fra la prima e la seconda ondata c’è stato un momento, un breve periodo durato neanche una settimana, in cui il barista sotto casa sentiva l’alito della miseria mordergli i calcagni, sentiva la crisi approssimarsi, sentiva l’incertezza causata da 3 mesi di mancati introiti addensarsi e da bravo piccolo bottegaio, pensò di alzare il prezzo del caffè.
10 centesimi in più a caffè… è certo che con questo sistema avrebbe messo gli spettri della miseria in cantina per sempre! Invece no, dopo neanche una settimana di vane giustificazioni coi propri clienti, che anche lui insomma non poteva reggere il peso della crisi per gli altri, subito lo riportò al prezzo normale, rallegrandosi in cuor suo di non aver ceduto al panico e salvato con questo la nazione. La gente cautamente tornò a comprare il caffè al bar e il barista sotto casa fu più contento di prima.

Peccato invece che i petrolieri siano cuori così sensibili che al primo alitare di paura corrano ad alzare il prezzo di una tazzina di petrolio preda degli spasimi del panico.

In questo loro moto di paura, poichè il petrolio è ancora l’olio che unge ogni piccolo ingranaggio della nostra società, causano un vortice di reazioni a catena che portano all’aumentare dei beni e servizi. Perchè, questa volta giustamente, il nostro bravo piccolo bottegaio sotto casa, avrà delle buone ragioni per dire “non posso mica reggere il peso della crisi tutto da solo” dato che questo peso in realtà si riferisce a un aumento arbitrario del prezzo del petrolio deciso da altri e non di un moto di panico nato nella pancia di sè medesimo.

Se consideriamo poi che il prezzo del petrolio è uno di quei fattori che nell’economia del nostro bottegaio può essere, senza troppo tema di finire in miseria, scaricato sui consumatori, è certo che questo avverrà.
E’ una legge dell’economia: se aumenta il costo dei fattori produttivi, o aumenti gli incassi, o vieni sbattuto fuori dal mercato degli affari.
Sulla domanda dei beni così detti “anaelastici” questo aumento degli incassi necessario a non essere sbattuto fuori dal mondo degli affari può essere generato direttamente con un aumento dei prezzi.

I beni anaelastici sono infatti quelli di cui non può diminuire il consumo se non marginalmente anche a fronte di un aumento del loro prezzo. Così tutti i beni primari, alimentari, energetici e il petrolio ci rientrano.
Elastici sono invece quei beni il cui consumo può essere limato via dal paniere degli acquisti senza grossi problemi e sono i cosidetti beni di lusso o superflui.

Quindi se il prezzo del petrolio –  bene anaelastico per antonomasia – aumenta, non ci sarà una diminuzione del consumo, ma come vuole il senso comune comporterà un aumento generalizzato dei prezzi. Fenomeno praticamente identico a quello conosciuto col nome di inflazione.

Quindi i nostri capitalisti hanno fatto una mossa inflazionistica, generale ed estesa al livello dell’intero globo, che i produttori di merci che utilizzano il petrolio come fattore produttivo metabolizeranno aumentando il prezzo delle loro merci al consumo. Cosi è all’operaio e all’impiegato che mancheranno i soldi in tasca a fine mese.

Aggiungiamo come notazione finale la considerazione seguente, urlata ai 4 venti in tempi di crisi pendemica (che vergogna!). Sembrerebbe, così ci ha informato wikileaks, che i produttori di petrolio abbiano raggiunto il picco della produzione petrolifera. Cioè, lo ripetiamo, che al momento attuale si scoprono percentualmente meno riserve petrolifere (e altre energie fossili) rispetto a quante se ne trovavano 10 o 20 anni fa. Il che, ancora, vuol dire che ci troviamo di fronte ai due seguenti scenari:

  1. Abbiamo consumato tutte le energie fossili disponibili e siamo di fronte a un tracollo delle risorse energetiche disponibili, di cui la diminuzione delle riserve (le quali riserve contemplano i giacimenti attualmente utilizzati e quelli ancora da utilizzare, ma già noti) sarebbe il campanello di allarme.
  2. Abbiamo raggiunto il picco di quella che viene chiamata curva gaussiana (cioè della normalità) della produzione e tanto quanto petrolio abbiamo consumato dagli anni ’50 ad oggi, tanto ne possiamo consumare. In un lasso di tempo che comunque sarà minore dato che il consumo di petrolio è comunque cresciuto esponenzialmente e quindi le riserve si riduranno a un ritmo più veloce di quanto avvenuto nella seconda metà del novecento. Da cui le stime sul fatto che il 2050 è l’anno limite.

 

 

 

 

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Storia della cagnolina

Quando ero molto piccola avevo una cagnolina. Allora abitavamo in un appartamento e lei viveva sul balcone. Era un balcone piccolo e a lei toccava passarci tutto il giorno. Poi la sera il rituale di famiglia era di liberare tutto il corridoio che dalla porta di casa andava alla portafinestra del balcone, da giocattoli e ammennicoli vari, aprire la porta di casa e poi aprire la porta del balcone, godendo così della vista di una cane a forma di razzo che scappava verso la libertà. Ovviamente i miei genitori, furbescamente, la lasciavano uscire a stomaco vuoto di modo che la fame la riconducesse a cercare la cena sempre a casa dopo una mezz’oretta di scorribande.

Ci trasferimmo poi in una casa che aveva anche un giardino… Avrà così guadagnato la libertà la cagnolina? No. Peggio. Perchè in questo giardino c’era un orto e la mia cagnolina aveva il brutto vizio di fare buche. Le piaceva scavare. Quindi, chi di famiglia proprietario dell’orto ci ingiunse di tenere la cagnolina alla catena. Si iniziò così un periodo molto infelice nella vita della cagnolina, la quale non veniva mai portata a spasso da noi che eravamo padroni dissennati e lei passava tutta la vita alla catena. Quando per un qualche caso riusciva a liberarsi scappava.

L’orto fu poi smantellato, ma la povera cagnolina, vittima di un circolo vizioso, non trovò la libertà. Perchè succedeva che se veniva liberata non c’era recinto abbastanza alto in grado di contenerla, lei scappava e non tornava per giorni e giorni. Quindi la tenevamo legata per non farla scappare, e se la liberavamo scappava.

La storia ha però un lieto fine. Infatti alla povera cagnolina, che noi negli anni avevamo accudito così bene, pensammo di affiancare un altro cane. Fu proprio una bella idea, dal punto di vista della cagnolina. Questa infatti alla vista di un amico cane si calmò immediatamente, si potè liberarla e quasi mai se ne andava. Solo ogni tanto per dimostrare che sapeva ancora farlo.

 

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Tesi improbabili sul covid 1

 

Benvenuti! Benvenuti!

Il fiasco è sul tavolo in fondo!

Prego si entra senza green pass! Ma ad ognuno il pennarello, vi marcate il bicchiere col vostro nome e se vi vedo a bere uno nel bichiere dell’altro vi caccio senza tanti complimenti!

Si pomiciare è permesso, ma non fatecelo pesare…

Là sul tavolo in fondo c’è posto ancora. Già i fumi dell’alcool, e non solo, annebbiano quel lato della stanza, ma una sedia è ancora libera.

Mi siedo.

Dev’essere il tavolo dei rompiscatole. Senti come sono incazzati.

Parlano di lavoro? Delle multinazionali (?) che hanno invaso il nostro paese, neanche ci fossimo trasferiti in America Latina o in Africa, che arrivano comprano il know-how italiano (si dice così in linguaggio da fighetti) e se lo portano all’estero? Della disoccupazione dilagante?

No, di vaccini…

Io sarò stupido e non avrò mai studiato in una grande università, ma a me questi virologhi sapienti che fanno i comunisti col culo degli altri mi hanno proprio rotto! Vogliono decidere al posto mio cos’è meglio per la mia salute e sono capaci anche di darmi la colpa della ripresa dei contagi! Ma dov’erano quando l’azienda mi ha buttato in mezzo alla strada perchè nessuno veniva più a fare la spesa sotto casa? Allora della mia salute non glienè fregato un cazzo e adesso mi vogliono imporre di vaccinarmi sennò non mi danno un lavoro?
Fanno uguale a facebook, non sei tu l’utente a cui devono convincere a fare il vaccino, sei la merce!

Ma poi tu sei giovane, non te lo fare il vaccino che hai ancora tutta la vita davanti. Io sai, son vecchio se anche mi usano come cavia da laboratorio poco male, magari qualcuno impara qualcosa di nuovo, io ho più probabilità di cavarmela se incappo nel virus e tutti sono più felici. E’ un win-win nel mio caso. Ma tu? fare da cavia a trent’anni, ma non ci stare neanche a pensare!
Le hai viste le statistiche, lo sai quanta gente è morta di covid alla tua età? Roba che ne è morta di più ad accendere il gas la mattina facendosi il caffè.
Dico: ma ci prendono per il culo?

Vabbè ma mica solo si muore, ci sono anche quelli che rimangono menomati. ‘Sto virus non ce lo stanno mica raccontando giusto. Lo sapete che prende anche il cervello? Se gli dice male all’infiammazione rimani stupido tutta la vita.

Capirai! Stupido sono già.

Si tu scherzi, quando poi vedi i video di quelli col tremore alle mani me lo racconti.

Oh, ma tu porti cicia! Già ce ne abbiamo a bizzeffe di sfighe nostre! Non basta la polmonite, anche i tremors ora ci tocca di sentire..
I problemi veri son altri. Questa pandemia è stata una cartina di tornasole per i disastri che sono stati perpetrati nei confronti del sistema sanitario. Migliaia e migliaia di dottori e infermieri formati nelle scuole italiane che han preso e se ne sono andati all’estero perchè qui non ce li volevano. O son finiti a lavorare nel privato. Ora che ce ne sarebbe bisogno, o valli un po’ a ritrovare! Sai quanto ti costano!

Io a chi si fa pagare per curare le persone… non lo so! Io li appenderei tutti alla corda e poi vediamo se ci ripensano!

Calma calma, così fate il gioco dei negazionisti.

Ma che negazionisti! I negazionisti son quelli che dicono che l’olocausto non c’è mai stato, mi dite che c’entrano coi no vax?

Ma è per dire, mica solo i no vax. Oh c’è gente che sostiene che i medici non ci hanno voluto curare apposta col covid, che le cure c’erano, ma non le volevano somministrare! Il plasma, l’aspirina, quell’altra roba che davano che poi i medici dell’ospedale si so’ incazzati e hanno detto medici di medicina generale del cazzo!

Fermi fermi! La so la risposta a questa domanda…

E qual’è?

Quella storia della disobbedienza civile.

Oddio, la disobbedienza civile a questo tavolo, proprio no!

Invece si, sentite. Come il nostro sistema sanitario ha combattuto il covid? Ci sono stati 3 atti di disobbedienza civile principali, gente con gli attributi, anche donne, che non hanno rispettato i protocolli. Il primo quello che ha segnalato un caso di covid in una persona anche se non proveniente dalla Cina, gli ha fatto il tampone. Il secondo l’idea di fare i tamponi a tutti e non solo ai casi a rischio. Ma il terzo, bomba, è quello che è andato a dissotterrare un cadavere per fare un’autopsia e ha scoperto quella cosa dell’infiammazione vascolare, che poi ha salvato un sacco di vite. Oh prima di quello l’unica cura era il respiratore, dimmi te se un buco in gola può essere una cura!
Quindi non è mica vero che i medici sono tutti asserviti, ce n’è stata di gente che ha fatto il proprio mestiere per bene, ha trovato le cure e lavorava in collegamento col SSN.

Si, ok. Ma dove sono ora? Mica mi vorrai far credere che adesso son diventati tutti vaccinisti.

Eh, ma che c’entra? Di economica i medici non ci capiscono un cazzo e questa dei vaccini è una partita solo economica.

Eccola la no vax ha parlato! Per piacere non ci rompere il cazzo con le tue teorie bucoliche da socialismo del giardinetto di casa!

Che mi vuoi fa’? Mi vuoi censurare? Oh, ma non è tuo figlio quello a cui stanno iniettando un farmaco sperimentato per 6 mesi?

Ma non è vero, questo vaccino ha una ricerca di decenni. Ma che ti credi? Quando è uscita la SARS nel 2003 mica se ne sono stati con le mani in mano. E’ una vita che è sperimentato!

Si e dove sono i dati? Perchè nel contratto che abbiamo firmato noi c’è scritta una beata minchia.

Si, ma non c’è bisogno che diventi scurrile!

No, io mi altero. Posso?

No, non puoi. Per piacere calmati e esponi il tuo pensiero con calma, che di confusione ce n’è già abbastanza.

Va bene. Va bene. Torniamo seri.

Bè, nessuno ha più niente da dire sui vaccini?

Cerco di tirare una sintesi che possa riunire le varie posizioni emerse, ok? L’ho trovata scritta su un giornaletto niente male, peccato che non aveva il marchio del SSN.

Ancora ti fidi del Servizio Sanitario Nazionale? Ma che ti devono fare per convincerti che sono macellai al soldo delle multinazionali?

Infatti, dicevo, “peccato…”, posso?

Prego prego, scusami.

Allora. Abbiamo detto che quello che ci distribuiscono è un vaccino di fatto in fase di sperimentazione che non ha superato i controlli dei 3/5 anni di sperimentazione, ma è stato somministrato, in contemporanea allo sviluppo della terza fase in laboratorio, a milioni di persone. Questo certamente per quel vizio di correre dietro il virus, ma sopratutto per garantire i profitti miliardari di Big Pharma.

Giusto. Che schifo! E nessuno fa niente per togliere il brevetto a questi aguzzini. Tutti zitti a belare come le pecore!

Posso andare avanti?

Si, certo.

Poi. Non l’avete detto, ma sappiamo che i dottori sono tutti scienziati pazzi che trattano la vita umana alla stregua di come faceva Mengele nei campi di concentramento, ma che grazie al “consenso informato” possono dormire con la coscienza tranquilla di stare facendo tutto in maniera pulita.

Mi permetti? Non credi di aver esagerato con quell’affermazione su Mengele? La scienza è sperimentale di suo, non si può addossare la responsabilità di una cura inefficace, sia pur preventiva, agli scienziati, sennò non si farebbe un passo avanti. Il consenso informato serve proprio a rendere edotti di questa aleatorità della ricerca medica e a coinvolgere il paziente nella pratica della cura. D’altronde se non addenti la mela, non potrai mai sapere che sapore ha. L’importante è che siano previsti dei sistemi precauzionali molto forti, per esempio la possibilità in ogni momento di interrompere e rideterminare il percorso di cura.

Si, ok. Forse ho esagerato, volevo fare una provocazione, ma mi è uscita un po’ male. Comunque è vero che i medici sono pazzi… su questo sarai d’accordo?

Certo, devono esserlo. Io direi che sono coraggiosi.

Comunisti col culo degli altri!

Va bene. Coraggiosi, comunisti col culo degli altri, come vi pare. Il punto è: sistemi precauzionali molto forti, quali sarebbero coi vaccini?
Abbiamo detto che questi vaccini sono stati sperimentati solo per 6 mesi dalle case farmaceutiche, che c’è una ricerca di anni dietro, ma l’applicazione pratica questo tempo è durata.
Altro punto noto è il fatto che le nazioni dove gran parte della popolazione è stata vaccinata hanno visto riiniziare i dati dei contagi crescere. L’Inghilterra che viaggia a tassi di decine di migliaia di contagiati al giorno; gli Stati Uniti uguale e Israele dove si preparano a fare la terza dose! Sottolineo la terza dose! Commenti?

Si, semplice. Se fanno la terza dose significa che stanno rincorrendo le varianti, come fanno con l’influenza ogni anno. E che lo scenario che si apre è quello del doversi vaccinare una volta all’anno. Cosa che certo non è accettabile, siamo daccordo?

Anch’io, posso intervenire? Sono d’accordo che è un segnale pessimo, ma il punto forte del ragionamento dei vaccinisti è quello di dire che chi si vaccina è soggetto meno a complicazioni dei non vaccinati. Abbiamo opposizioni a questa affermazione?

No, non ce le abbiamo e infatti non vogliamo intavolare un discorso No-Vax, cerchiamo solo di capire cosa sia meglio fare caso per caso.

Ho già capito dove vuoi andare a parare.

Si tu lo hai capito, ma ti renderai ben conto che la stragrande maggioranza dei governi non si sta incanalando verso quella direzione. Quindi sviluppiamo il ragionamento dei vaccinisti. Loro dicono 1 – che chi si vaccina è meno soggetto a complicazioni e 2 – che se ci vacciniamo tutti riusciamo a bloccare le mutazioni e possiamo fermare la pandemia

BOOM

Eh già…

Ma l’hanno letto spill-over questi signori o bisogna sempre ricominciare da capo?

A proposito di Spill-over, io vorrei dire la mia!

Oddio, ma non ti avevo detto di stare zitta, socialista bucolica del cazzo!

Ma io…

Qui tutti possono dire la loro. Prego e ben arrivata. Non ci volevi parlare di lavoro? Avevi detto che ci volevi parlare di lavoro e economia, che hai da dire sui vaccini?

Ma niente… io volevo solo dire… che insomma… ve la ricordate Vandana Shiva e la lotta contro le biotecnologie, che bisognerebbe ripartire dalla biodiversità? Non è che si può applicare anche agli anticorpi? Ecco solo questo volevo dire.

Ma basta! Non se ne può più di queste cazzate ecologiste! Ma perchè ci fate sorbire queste stronzate! Abbiamo già detto mille volte che la tua è la strada dell’immunità di gregge naturale e che è lastricata di milioni di morti, ma che ti dice il cervello??

Si, ma il capitalismo fa uguale però! Ci lascia girare in autobus affollati, ci manda al macello sui luoghi di lavoro non essenziali!

Non essenziale sarai te, testa di rapa!

Ohhhh… basta! Silenzio tutti e due! Il comunista e l’anarchica non hanno più diritto di parola!

Qual’era il cavolo di discorso di sintesi?

Eravamo rimasti alla bomba mi pare. Al voler fermare le mutazioni del virus.

Grazie. Allora. Abbiamo detto che è un vaccino sperimentale, ci eravamo fermati sulla questione della sicurezza. Che hanno bloccato due volte la somministrazione, poi hanno vietato di darlo ai giovani anche se sugli anziani non lo avevano sperimentato.

Per piacere, scusa, puoi fare nomi e cognomi?

Si, stiamo parlando di Astrazeneca. Testato su una popolazione di under-65 è poi stato deciso di somministrarlo solo agli over-60. Viceversa Pfizer, testato sugli over-60 hanno deciso di darlo anche ai bambini di 12 anni. Quindi che siamo in fase sperimentale siamo d’accordo?

Certo. Solo il governo ne è all’oscuro.

Quindi il tema della sicurezza. Ci hanno dato rassicurazioni?

L’unica è stata che tutti i vaccini fanno male.

Ah, meno male, così mi sento più tranquillo!

Insomma sul tema della sicurezza, potrebbero almeno dirci che se anche non funziona, male non fa? O è di troppo disturbo per lor signori?

Ma, sembra che lo stiano dando per scontato…

Ma noi ci fidiamo o no di questo ragionamento?

Di partenza è sempre bene non fidarsi.

Dunque che facciamo ci fermiamo qui o andiamo avanti?

Si, ma il green pass, non vogliamo prendere posizione?

E gli OGM?

E i vaccini dati alle compagnie private?

eh… ragazzi! è un bel pastrocchio!

Io penso che sia meglio andare avanti, che questi son pazzi, a settembre ci mandano al macello più completo se si continua così: green pass, licenziamenti e cure per covid a pagamento!

E dai. O tienigli testa te alle multinazionali se ti riesce!

….

….

Insomma altro da dire sui vaccini?

No, mi pare che ci siamo. Riesci a fare la sintesi?

Si. Allora. Abbiamo detto che questo è un vaccino in fase sperimentale, che si basa su una ricerca decennale, ma che è la prima volta che viene testato praticamente.

Cosa che succede con tutte le campagne di vaccinazione.

Si, ma questa è diversa.
Dicevo: i vaccini in circolazione sono di diversi tipi, alcuni dei quali ci fanno abbastanza paura.
Bisogna comunque cercare di ragionare su una scala globale, perchè per quanto, nota positiva, la globalizzazione sia stata messa parzialmente in difficoltà dalla pandemia, è anche improbabile che gli scambi fra paesi si siano fermati tanto da bloccare l’arrivo di eventuali varianti. Quindi nessun paese si salva da solo.
D’altra parte è improbabile pensare a una campagna di vaccinazione mondiale universale. Anche se questa è la strada ideale che i vaccinisti vogliono sostenere ad ogni costo. Fermare le varianti tanto da annichilire completamente il virus e renderlo inoffensivo.
Che sperano di chiudere la partita con un giro unico di somministrazione, ma che questa cosa è altamente improbabile che riesca. Diciamo pure così altamente improbabile da essere impossibile.
Fin qui ci siamo?

Si, d’accordo.

Più o meno.

Allora. A questo punto abbiamo davanti due alternative. Non le enumero perchè stiamo cercando di fare un discorso di sintesi, ma riprendo il discorso sulla partita piano nazionale/piano internazionale. In questo, è vero che dobbiamo cercare di ragionare in maniera globale, d’altra parte è vero pure che ogni paese ha il diritto e il dovere di perseguire la propria strategia, sopratutto in Italia che di medicina ne mastichiamo e per quanto il nostro SSN faccia schifo non è proprio uno dei peggiori al mondo e abbiamo ampi margini per scamparcela meno male possibile.

Ok. D’accordo. Però, scusami se ti interrompo, io vorrei aggiungere un discorso sulle varianti. Penso che dovremmo parlarne un po’ più approfonditamente, perchè su questa partita si giocheranno le prossime decisioni. Cioè di capire quanto le varianti possono risultare gravi in una popolazione di vaccinati o meno. E’ un dato importante.

Si lo è, continua.

Bè, per ora non si può dire gran che perchè è la prima volta che ci troviamo ad affrontare un’ondata, nel caso dovesse arrivare la quarta ondata anche da noi, ma per ora ci basiamo sui dati dei paesi stranieri, dicevo è la prima volta che ci troviamo ad affrontare un’ondata in una popolazione di vaccinati, quindi non c’è molto da dire perchè non ci sono ancora le informazioni. Si può però speculare con moderazione.

Sarebbe meglio di no.

Bè, però impostare il discorso metodologico si.

Ok, questo si, dicci.

Allora credo che le cose da considerare siano: il tipo di variante, è di suo meno aggressiva o è meno aggressiva solo in una popolazione di vaccinati? E questo lo possiamo sapere comparativamente. E a meno che non siano diventati tutti pazzi, sembrerebbe che quello che tendono a dirci è che chi è vaccinato e si ammala, si ammala meno gravemente di chi vaccinato non è.

Ok.

L’altra cosa è da capire se la memoria del vaccino e la memoria degli anticorpi naturali sono efficaci alla stessa maniera e questo invece non ce lo stanno dicendo. E penso che se non ce lo stanno dicendo è perchè non si registrano ancora casi in numero significativo di malati al primo giro che si sono riammalati di variante.
Non penso che affermare questa cosa voglia dire aggiungere una freccia all’arco della strategia immunitaria naturale, ma che sia un’affermazione di onestà. Almeno che non ce la smentiscano.

Va bene, però se sei vaccinato e ti fai il covid meno grave, magari rafforzi il sistema di memoria lo stesso, ma in maniera più dolce.

Quindi tirando le somme di questo ragionamento: possiamo dire che il vaccino è un’arma nella lotta contro lo sviluppo della malattia in forma grave e che favorisce la memoria a lungo termine degli anticorpi.

No, non lo possiamo dire, è pura speculazione ancora e tu mi hai detto di non speculare!

Va bene.

Andiamo al punto centrale: il vaccino ai bambini.

Oh… era l’ora! Tante chiacchiere e ancora non se ne parlava. Puoi fare un discorso di sintesi anche su questo o dobbiamo dilungarci ancora tanto?

Bè, il fiascho è vuoto, i portaceneri pieni. Io penso che se su questo non sanno cavarsela da soli è grave parecchio. E poi lo abbiamo già detto mille volte. Scuola in presenza al 100% senza discriminazioni fra vaccinati e non vaccinati.
Si, tu dici così, ma lo sai come funzionano i meccanismi di uniformazione nelle masse?
E sei pronto a giurarmi che avresti dato il vaccino per il morbillo obbligatorio? Perchè io il morbillo me lo son fatto e mi è rimasta solo una cicatrice sotto un’occhio che non si vede nemmeno, non mi è sembrato tanto grave.
O vacciniamo i bimbi anche per l’influenza?

Guarda, non ci pensare nemmeno, che l’infanzia in medicina è la categoria più protetta che esista. Te fai quello che ti dice il dottore!

Eh vabbè…

 

 

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3 anni di riforme – quota 100 e il reddito di cittadinanza

NdA: nel corso della seguente esposizione si danno i numeri, trattasi di valori economici. A ogni valore economico espresso in cifre è sottinteso che si faccia anticipare l’espressione “circa”

Nel gennaio del 2019 il governo giallo-verde introdusse due misure di welfare importanti: quota 100 e il reddito di cittadinanza. La prima riguarda le pensioni, la seconda invece uno status economico, cioè la povertà.

Partiamo da quota 100, per quanto mi renda conto che non è un argomento giovanile e pop, ma è comunque importante. Quota 100 è stato un tentativo maldestro che ha cercato di bloccare l’attuazione della riforma Fornero ma, ad ammissione della legge stessa, solo per 3 anni. Alla fine di quest’anno andrà in scadenza e almeno a quanto ho capito io, non si parla più di rinnovarla. Non so perchè di preciso. Pensavo che la Lega ne avrebbe fatto un cavallo di battaglia, ma avrà fatto uno studio e scoperto che i nati dopo il 1960 (gli ultimi che possono usare quota cento sono della classe 1959) sono tutti comunisti e non vale la pena gareggiare per il loro voto. Oppure è in una fase in cui non gli interessa il voto degli italiani ma solo i soldi degli industriali… dopo aver tanto seminato avrà anche da raccogliere quel latifondista infelice, o no? Comunque non lo so se verrà rinnovata, ma il clima non promette niente di buono.

Dicevamo: quota 100. Per chi ha la pazienza di seguirmi vi spiego in cosa consiste: molto semplice, bisogna avere almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi entro la fine del 2021. E basta. Non c’è da fare nient’altro. Quando è stata attivata, la solita campagna mediatica del terrore ha detto che con quota 100 c’erano delle penalizzazioni pensionistiche e che ne sarebbe derivata una pensione da fame per chi la sceglieva… Che simpatici burloni! In realtà non c’è nessuna penalizzazione, ma sono proprio le pensioni che sono da soglia della povertà. E stare a lavoro 4 anni in più (quanti ce ne vorrebbero per raggiungere la pensione classica) porta in realtà un beneficio pensionistico di circa 400 euro in più l’anno… al lordo delle tasse chiaramente.

Nonostante questo, tante persone hanno deciso di non attivarla e sono rimaste a lavoro, ne ha usufruito infatti poco più della metà dei potenziali beneficiari, anche se quella metà ha fatto carte false pur di ottenere i contributi necessari per andare in pensione. L’altra metà, forse, ama il proprio lavoro. Oppure si è fatta fare una proiezione della pensione futura e si è spaventata non poco. Anche perchè, a differenza degli altri servizi pensionistici, con quota 100 è proibito svolgere qualunque forma di attività lavorativa. Resta inteso, chiaramente che chiunque raggiunga i requisiti nei termini stabiliti, cristallizi il proprio diritto e in qualunque momento successivo possa decidere di andare in pensione. Ipotizzabile dunque che chi ancora non l’ha usata, la userà appena ne avrà voglia.

Il fatto che la tolgano è comunque una barbarie e una discriminazione inaudita nei confronti di chi non è riuscito nel totopensioni a raggiungere il giusto mix fra data di nascita, anni di contribuzione e “finestra di sperimentazione”.
Su questo versante la pazzia del governo attualmente in carica sta raggiungendo cime di tecnicismo veramente notevoli. Pur di non prolungare infatti una misura del “governo precedente” si stanno inventando di tutto per far accumulare contribuzione (vedi l’esempio del riconoscimento del lavoro part-time) e scivoli agli operai di modo da farli rientrare almeno per un anno ancora nella magia di quota 100, potessero li farebbero anche nascere un anno prima.

Ma non si può nascere prima. Quindi vi auguro a tutti di svolgere un lavoro bello e appagante che abbiate voglia di fare almeno fino a 70 anni e 6 mesi. Sennò l’unica soluzione è il reddito di cittadinanza.

Dunque dicevamo il reddito di cittadinanza.

E qui le cose si complicano.

Questa misura è stata introdotta come misura bandiera del movimento più opportunista che la storia conosca. O forse più trasformista, ma la sostanza è molto simile. Il fatto è che il dibattito sul reddito universale è a tutt’altro livello da quello che è stato condotto in Italia, seppure nelle intenzioni del legislatore (di cui se non altro conosciamo per una volta nome e cognome) era proprio a quel livello che si discuteva ed è solo per la mal riposta convinzione che il compromesso costante sia una cosa positiva che ha finito per limitarlo in quasi tutti i suoi aspetti fondamentali.

Certo è una misura limitata, sconclusionata e inconcludente, funestata da un dibattito di infimo livello fra i promotori stessi della legge che hanno alzato una serie interminabile e incredibile di paletti che rendono veramente ardua l’applicazione della legge stessa.
Ora pare che hanno creato una commissione per studiare il bilancio dei 3 anni di applicazione della legge e a capo della commissione vi hanno messo una sociologa di fama internazionale, o almeno di sicura fama nazionale: Chiara Saraceno. Una giovane signora settantenne di cui aspettiamo con trepidazione di sapere se poter chiamare farabutta impenitente o se invece si tratta di una studiosa con un po’ di sale in zucca. Del suo atteggiamento sulle situazioni di disagio sociale sappiamo questo: ha un morboso attaccamento a perorare la causa dell’incapacità personale e ad appioppare amministratori di sostegno come se fossero assistenti sociali alle persone svantaggiate; d’altra parte ritiene anche che la tutela dei bambini poveri non passi solo dall’allontanamento da situazioni di disagio e che la povertà non sia un motivo sufficiente per recidere i legami familiari.
A questa signora è stato affidato il compito di valutare il RdC.

Ci permettiamo anche noi di fare qualche osservazione al riguardo. Sai mai che ci vogliano dare retta, per comodità e chiarezza espositiva useremo il termine reddito universale finchè ci limiteremo al dibattito teorico sulla materia, e quello di reddito di cittadinanza quando parleremo della misura vera e propria per com’è stata concepita in Italidiotistan.

Abbiamo ancora infatti nelle orecchie i latrati della classe padronale che con un bottino da 300 e più mld di euro non si permette neanche di tacere e ruba l’osso ormai spolpato a un branco di cani molto più laceri e pericolosi di loro. È abbastanza chiaro cioè che sono a caccia di finanziamenti e il reddito di cittadinanza risulta ai loro occhi chissà che tipo di bottino pregiato.

Le critiche in questo senso sono le solite due che dal 1800 sono entrate in loop nella testa dei porci capitalisti. Confutiamole per la cinquemillesima volta, come si usa fare in un dibattito civile.

1- è vero che i sussidi favoriscono l’inedia della classe lavoratrice, scoraggiando la ricerca del lavoro? O per essere più precisi: sono i poveri meritevoli di protezione sociale o invece sono colpevoli della loro stessa situazione di precarietà esistenziale?

Chiaro che la risposta della classe padronale è che la povertà è una colpa e non perdete tempo a chiedervi come questi soggetti possano definirsi al contempo cristiani, che tanto non ne verreste a capo. A noi interessa però capire come mai i poveri o la classe lavoratrice arrivino loro stessi a considerarsi come nemici. La spiegazione in termini psicologici potrebbe essere abbastanza semplice: sono depressi proprio per le condizioni che vivono e depressione e senso di colpa camminano a braccetto. Motivo per cui neanche c’è bisogno della retorica padronale perchè molte persone si sentano in colpa nell’usare o avere bisogno dell’assistenza sociale.
Comunque sia, anche per parlare a queste persone, scendiamo a un livello più vicino alla terra, e spieghiamo perchè il reddito universale deve essere considerato una misura di politica economica vera e propria. Chiaramente riferendoci a un sistema ancora basato sul metodo di produzione capitalista, quale quello dominante e in cui viviamo, che in uno stato socialista avere tutti accesso a un reddito mensile prestabilito, sarebbe proprio l’impalcatura minima necessaria per costruire tutto il resto dello stato. In questo sarebbe molto più simile alla carta moneta e lo si andrebbe a prelevare in banca – socialista, chiaramente – senza troppe formalità con un tetto massimo di prelievo in base alle ore di lavoro prestate e alle necessità specifiche. Così che se uno lavorasse troppo non gli resterebbe il tempo per spendere troppi soldi e se lavorasse troppo poco non si potrebbero prelevare abbastanza soldi da spendere in cavolate.

Dicevo, il livello più vicino alla terra.

Il reddito universale, così com’è stato pensato in alcuni paesi, quali il Brasile, dall’ex-presidente Lula, costituisce comunque una misura di contrasto alla povertà e sarebbe carente dal punto di vista dell’universalità, cioè non spetterebbe a tutti, ma solo alla fascia di popolazione in più difficili situazioni economiche. Ma oltre questo requisito non dovrebbe prevedere nessun’altra limitazione. In una società come la nostra inoltre in cui il costo della vita è molto elevato il sussidio economico dovrebbe essere molto cospicuo. Da noi può andare da un massimo di 1084 euro, a un minimo di 20.

Il tetto massimo viene elargito se una persona si trova in una situazione economica al colmo della sfiga: disoccupato o con reddito molto basso, con moglie o marito e 2 o 3 figli a carico, un affitto da pagare e un disabile in casa. Senza il disabile in casa arriva a un massimo di circa 700 euro, per un disoccupato da solo, con affitto può arrivare a 500 euro e via via si riduce all’aumentare del reddito e delle condizioni di vita.

Può un reddito di 500 euro scoraggiare la ricerca del lavoro? Se hai un affitto da pagare, chiaramente non può scoraggiare la ricerca del lavoro. Se l’affitto non ce l’hai per prendere il sussidio hai due possibilità: o vivi in una comune; o vivi per strada. Può essere questa una condizione che scoraggia la ricerca del lavoro? Sicuramente si, ma per motivi che col reddito di cittadinanza niente hanno a che vedere. C’è una cosa che il reddito di cittadinanza sicuramente fa: scoraggiare i tentativi di furto, quello si. Ma questo è meglio non dirlo. Nel nostro paese, infatti, anche i ladri sono farabutti e non persone che cercano di sbarcare il lunario.

L’altra cosa importante che un reddito universale fa è scoraggiare lo sfruttamento. Abbiamo capito, infatti, che una misura abbastanza consistente economicamente crea una zona grigia da 0 a 500 euro che è coperta dal reddito e a cui una persona si sente spinta a rinunciare solo in presenza di lavori giustamente retribuiti. E questo è un obiettivo dichiarato del dibattito sul reddito universale, se lo stato protegge dalla povertà, la povertà non può più essere un’arma di ricatto nelle mani dei datori di lavoro e le condizioni lavorative devono alzarsi.

C’è chi a queste motivazioni strettamente economiciste, vorrebbe affiancare anche una carota keynesiana per l’economia nel suo complesso, ma la cosa è talmente risibile come effetto che neanche i capitalisti riescono a crederci. Con 500 euro, infatti, a parte le bollette e i profitti conseguenti delle multiservizi, nessun altro capitalista ha da guadagnarci. I soldi sono infatti talmente pochi che bastano a malapena per mangiare e comprarsi qualche cosa da indossare al mercato. Neanche uno spicciolo di questi soldi entrerebbe nelle tasche dei colossi informatici, automobilistici e affini.

Quindi quanto alla prima domanda: “sono i poveri meritevoli di assistenza sociale?” la risposta dovrebbe essere questa, in spirito marxista. Se l’obiettivo è eliminare la povertà e lo sfruttamento, certamente i poveri sono meritevoli di assistenza sociale! Se l’obiettivo è “nascondere” i poveri, dissimularli fra i ricchi, gettarli nel massacro della competizione capitalista. Allora no, chiaramente il reddito universale ha una funzione contraria. Tanto che se ne deve essere accorto anche Draghi, quando sostiene che questo sarebbe il debito cattivo, da limare via.

A questo punto un comunista potrebbe chiedere? Non finirebbe questo per mettere in competizione percettori “privilegiati” di reddito universale e classe lavoratrice? In termini politici, finchè si è nel mercato del lavoro, la sfida è in effetti significativa. E il gioco consiste esattamente nell’allearsi fra classe operaia e povertà di modo che se il baratro dell’assenza di reddito viene meno si può essere più ambiziosi anche in materia di contratto di lavoro.

2- è vero che il reddito di cittadinanza favorisce il lavoro nero? O per meglio specificare c’è un rischio che si verifichi una complicità maggiore fra datore di lavoro e operaio al fuori busta; o fra committente e prestatore d’opera al pagamento in contanti?

La critica qui riprende in buona parte i discorsi detti sopra e costituisce il compromesso fra padroni e povertà.

Intanto partiamo da una considerazione, il lavoro nero di suo non sarà mai un lavoro ben retribuito, ma si tratterà sempre dei lavori più saltuari e meno retribuiti, per un semplice motivo: se la paga fosse troppo elevata al padrone non converrebbe rischiare la denuncia del mancato versamento dei contributi, dato che i soldi che pagherebbe al lavoratore equivarrebbero agli stessi che pagherebbe versando i contributi. Nessun padrone è fesso. L’accordo generale del nero più diffuso è quello di pagare il netto percepito da un lavoratore contrattualizzato, più se proprio va bene la parte di contributi che in un lavoro a contratto viene trattenuta al lavoratore. Così che il lavoratore abbia la parvenza di starci guadagnando qualcosa, finchè non si accorge di non avere ferie, assicurazione per infortunio, malattia e pensione (no, pensione no, quella fa schifo comunque).

Se il lavoro nero arriva a queste vette, cioè a uno stipendio pieno non dichiarato, effettivamente il problema si pone, per via che reddito di cittadinanza e stipendio pieno sommandosi sono maggiori di solo stipendio pieno. Nella maggior parte dei casi, invece, un lavoro contrattualizzato sarebbe invece sempre preferibile al reddito pur con l’aggiunta di un fuori busta di 2 o 300 euro mensili.

Non condanneremo qui il lavoro nero, né tanto meno chi vi ricorre per sopravvivere. Ma teniamo a precisare che seppure nella legge c’è scritto che i lavoratori stessi sono passabili di condanna penale se venisse scoperta un’eventualità del genere, logica e 60 anni di legislazione vorrebbero che invece il lavoratore a nero che denuncia non è mai passabile di condanna. Là dove viene scoperta una mancata regolarità in un rapporto di lavoro, la regolarizzazione viene sempre imposta al datore di lavoro e mai al lavoratore, che invece viene considerata parte lesa.

Quindi se Salvini sbraita contro il fatto che il Reddito favorisce lo sviluppo del lavoro nero, per piacere ricordatevi, che è lui stesso che ha preteso di inserire nella legge la criminalizzazione del lavoratore a nero e quindi l’omertà su questo aspetto.
In qualunque altro caso: no, il reddito universale non favorisce il lavoro nero, ma spinge alla ricerca di un contratto regolare e ben retribuito.

Al termine di questo panegirico si potrebbe avere la sensazione che in Italia sia stata compiuta un’ottima riforma. Che avranno allora i comunisti da lamentarsi contro questa legge?

Parliamone. Le cose che non funzionano in questa legge sono un elenco lungo lungo.

La prima. Seppure anche noi abbiamo messo in relazione il reddito universale con la ricerca del lavoro, lo abbiamo fatto parlando di un mondo ideale, in cui il reddito funzioni non solo da rete di protezione rispetto alla disoccupazione o inoccupabilità prolungata, ma da vero e proprio regolatore economico. Nella forma però che si è dato a questa misura in Italia se la prima funzione è ancora tutto sommato ricercata, alla seconda si è abdicato del tutto. E qui bisogna entrare un po’ più nel tecnico della normativa vera e propria. Cosa che non sono molto in grado di fare, ma su cui qualche spunto lo darei volentieri lo stesso.

  1. La soglia del reddito andrebbe rivista al rialzo o quanto meno agganciata al costo della vita. Viviamo in un paese in cui le misure di welfare vengono tagliate, non incrementate. Dare un valore prestabilito e molto basso, rischia seriamente di limitare il mantenimento della riforma.

  2. Il solito problema della residenza. È vero che nel codice civile c’è scritto che si può mettere la residenza dove si vuole, ma per farlo è d’uso avere almeno un contratto d’affitto. Vi pare normale che un senza tetto non abbia accesso al reddito?

  3. La ghettizzazione nei confronti dei detenuti o di chi ha riportato condanne penali. Già sono stati condannati una volta, quante volte la devono scontare la loro colpa? Oltre al piccolo dettaglio che queste persone tendono a finire in stato di povertà più spesso delle altre.

  4. Il tema del lavoro congruo, delle 3 offerte a 100 km, dell’obbligo di passare il tempo al centro per l’impiego, l’obbligo dei lavori socialmente utili. Non so neanche da che parte cominciare a dire quanto tutto ciò sia ipocrita, perbenista e insensato. Ma il senso è più o meno questo. Siccome il reddito universale di suo è una misura che attacca il mercato del lavoro nelle sue strutture fondamentali (volendo riformarle e non abbatterle, purtroppo) favorendo una spinta all’equità e all’innalzamento dei salari, le modifiche principali si sono concentrate a silurare il cuore stesso della legge cercando di ridurlo in poltiglia. Ci sono riusciti? In buona misura si. L’impalcatura è talmente tanto indegna che cancella qualunque buona intenzione e se non ha messo limitazioni serie all’erogazione del reddito fino ad oggi è solo perchè non è stata realizzata e se continua di questo passo, con il reddito che diventa la principale misura di welfare nel nostro paese, non lo sarà mai. Ma sarebbe stato meglio non scriverla proprio, conoscendo la protervia dei nostri governanti in alcune regioni, l’arma che gli è stata messa in mano è tutt’altro che secondaria.

  5. L’obbligo di spendere per intero la somma concessa durante il mese. Se questo non accade l’importo non speso viene cancellato e riaccreditato nelle casse dell’INPS. Questa cosa, senza senso, andrebbe proprio cancellata. Non che in capo a un mese di 500 euro ne possano mai rimanere tanti in tasca, ma è una misura che oltre a ridurre la possibilità per i beneficiari di progettare spese sul medio periodo serve a ricordar loro sempre di essere persone dipendenti dalla benevolenza dello Stato, bloccando la loro capacità di amministrare i propri soldi.
  6. Il pagamento con carta bancomat e la limitazione ai 100 euro di contanti mensili. Anche qui racconta di un’idea molto paternalista della povertà e della mancanza di conoscenza del mondo reale e delle reti sociali che attraversano i poveri. È stata giustificata dicendo che non devono andare a giocare i soldi al lotto o in alcool… Incredibile! Ma va bene. Che ci stia pure. Ma d’altra parte sapete perchè hanno permesso che si potessero prelevare i contanti? Per andare a comprare il caffè! Maaa…

 

 

 

 

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