Luana si era trasferita. Un giorno, era ancora comunista allora, aveva trovato un tesoro (trattavasi di una collezione di monete pregiate) fra le mattonelle disconnesse del suo appartamento e così aveva deciso di usare i soldi guadagnati, come se fossero stati quelli di una lotteria, per cambiare vita. E si era trasferita.
Aveva abbandonato il suo appartamento nella periferia metropolitana e si era comprata una casetta sugli appennini.
Stava in una bella posizione in cima ad una valle e vedeva la città piccolina piccolina in lontananza.
C’era il vento tutte le sere che si infilava fra le persiane ben serrate e creava tutte le notti dei concerti nuovi, ma sempre malinconici.
A Luana andava a genio vivere in montagna.
Aveva infatti litigato con tutti giù in città e non aveva più amici.
A lei piaceva però vivere da sola e senza impegni.
Non aveva un lavoro a cui dover pensare; non aveva amici da dover consolare; nessun nemico da combattere; non una famiglia da badare; non aveva impegni che la costringessero a viaggiare; non c’era internet che la legasse al presente; non un ragazzo da cui dover tornare.
Che cosa facesse però Luana in quelle giornate solitarie è un segreto che lei teneva solo per sè e neanche per il più grande tesoro del mondo lo avrebbe rivelato a qualcuno.
D’altronde per questo aveva scelto di star da sola, per quel tempo solo suo.
E non aveva nessuno con cui doversi scusare.